La Guerra in ospedale
È un Paese dagli equilibri fragili il Sud Sudan, uno Stato giovanissimo, nato a luglio del 2011 a seguito della proclamazione dell’indipendenza dal Nord. Un territorio povero e conteso, segnato da oltre 50 anni di conflitti, due guerre civili e milioni di morti che è entrato, alla fine del 2013, in una nuova fase di ostilità.
A luglio 2013, con l’allontanamento della carica del Vicepresidente Riek Machar e con la revoca dei ministri del governo da parte del Presidente della Repubblica Salva Kiir Mayardit, la situazione politica è progressivamente peggiorata fino a sfociare, a dicembre, in uno scontro tra le forze governative del presidente Kiir di etnia dinka e quelle fedeli all'ex vicepresidente Machar di etnia nuer. Un conflitto violento che ha portato il Paese a dover fronteggiare una grave emergenza umanitaria con oltre un milione di sfollati interni e centinaia di migliaia di persone, per lo più donne e bambini, che hanno cercato rifugio oltreconfine, in Etiopia, Kenya e Uganda. In questa situazione Medici con l’Africa Cuamm ha deciso do restare “con”, continuando a garantire lo svolgimento delle attività di cura e assistenza negli ospedali. Nonostante la difficoltà e la gravità del momento, sul campo sono rimasti sei dei venti operatori Cuamm presenti allo scoppiare delle ostilità, quattro a Lui e due a Yirol. Appena le condizioni lo hanno permesso tutti gli staff sono tornati al completo.
All’inizio del 2014, negoziati di pace sono stati avviati ad Addis Abeba (Etiopia), tra i rappresentanti del governo del Sud Sudan e i ribelli guidati da Riek Machar e dopo tre settimane di trattative, il 23 gennaio, è stato siglato un accordo di cessate il fuoco. Una tregua che ha portato lentamente alla fine degli scontri e delle violenze, anche se la pace vera resta ancora tutta da costruire.